Il piano di garanzia di occupabilità dei lavoratori

Nel corso del 2021, è prevista l’attivazione di una nuova politica attiva del lavoro: si tratta della c.d. GOL ovverossia la Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori.

Tale nuova misura, prevista dalla legge di bilancio 2021 e parzialmente descritta anche all’interno della proposta di Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, è attesa con decreto attuativo ministeriale di prossima adozione, d’intesa con la conferenza Stato-Regioni.

 

In particolare, la legge di bilancio 2021 ha istituito il nuovo Fondo per l’attuazione di misure relative alle politiche attive rientranti tra quelle ammissibili dalla Commissione Europea nell’ambito del programma React EU. Tale fondo è volto a finanziare da un lato l’assegno di Ricollocazione, con un ampliamento della platea dei destinatari e, dall’altro lato, a all’attuazione del nuovo programma nazionale Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, che dovrebbe poi definitivamente sostituire l’assegno di ricollocazione.

 

Cos’è il GOL.

 

L’art. 1, comma 324 della legge di bilancio 2021 definisce il GOL come un “programma nazionale di presa in carico finalizzato all’inserimento occupazionale, mediante l’erogazione di servizi specifici di politica attiva del lavoro”.

Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, in riferimento al GOL, prevede “l’istituzione di un sistema unitario di profilazione a livello nazionale e di “un’offerta di servizi che integri la formazione per l’aggiornamento professionale, la riqualificazione o la riconversione, anche attraverso percorsi che consentano di acquisire, tramite riconoscimento dei crediti, qualifiche e diplomi professionali, diplomi di tecnici superiori e lauree professionalizzanti”.

Il nuovo piano mira pertanto a superare i limiti delle sole misure di assistenza, in favore di percorsi di formazione di durata variabile, al fine di attivare un percorso di formazione finalizzato a maturare le competenze tecnico-professionali dei destinatari prima del loro reinserimento lavorativo.

Le risorse sono rese disponibili dall’Unione Europea, che richiede che nel progetto vengano incluse almeno 3 milioni di persone entro la data del 2025, con particolare attenzione alle fasce deboli, nel senso che almeno il 75% dei destinatari del GOL deve riguardare donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, under 30 e 55. Per tali persone deve essere attivato un concreto piano di formazione con particolare focus poi alle competenze digitali.

 

Chi sono i destinatari del GOL.

 

Destinatari di questo progetto sono i lavoratori in Cig, ma anche i beneficiari di Naspi e Dis-coll, del Reddito di cittadinanza, i lavoratori fragili o vulnerabili - come Neet, disabili, donne in condizioni di svantaggio, over 55 -, i disoccupati senza sostegno al reddito, e i cosiddetti 'working poor' cioè coloro che, pur lavorando, versano in condizione di precarietà e non dispongono di salari dignitosi.

A seconda della categoria di appartenenza, e dunque dello status lavorativo, il Piano prevede quattro percorsi da intraprendere. L’obiettivo infatti è la personalizzazione del percorso di reinserimento in base alle esigenze e caratteristiche soggettive del singolo:

 

In particolare le soluzioni concernono:

 

E’ previsto poi un quinto riservato esclusivamente alla ricollocazione collettiva in casi di crisi aziendali. 

 

Il programma GOL dovrà essere finalizzato attraverso un decreto interministeriale, condiviso con le Regioni. Si prevede infatti che saranno proprio queste ultime a farsi carico dell’attuazione del progetto, con il supporto dell’Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro.

La misura dovrebbe possa partire entro la fine di settembre, previo incontro preliminare tra gli assessori regionali e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

 

Il nuovo Programma GOL, dovrebbe infine cercare di superare, l'eccessiva eterogeneità dei servizi erogati a livello territoriale, con un approccio basato sulla definizione di livelli essenziali delle prestazioni, in maniera omogenea sull’intero territorio nazionale

 

A tal fine, alcune le confederazioni sindacali hanno già proposto un maggiore coinvolgimento dei fondi interprofessionali, per loro natura già vicini al mondo delle imprese e dei lavoratori e già soggetti della rete nazionale delle politiche attive (Dlgs 150/2015). La richiesta è anche quella di affidare ai fondi le risorse da gestire in via diretta, abolendo il prelievo dello 0,30% oggi versato in via obbligatoria dalle aziende all’INPS per finanziare attività di formazione continua dei dipendenti (Legge 845/1978).

 

 

Giovanni Liquori
Partner & Founder ITALPaghe.com

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